lunedì 7 dicembre 2009

Italia: lettera aperta degli ergastolani al Papa

(Dal radiogiornale della RV del 04/12/09)

◊ Un gruppo di ergastolani ha scritto una lettera aperta a Benedetto XVI descrivendo la drammatica situazione di chi deve scontare la pena all’ergastolo. “Il riscatto umano – scrivono - non è possibile con una pena che non potrà mai finire”. Per questo chiedono che la pena dell’ergastolo venga abolita, che ogni condanna abbia un fine pena certo. Al loro appello si unisce la Comunità Papa Giovanni XXIII. Alcuni sono entrati in prigione da ragazzi e oggi, quarantenni, sono “destinati ad invecchiare in carcere”. Altri erano giovani padri e ora sono nonni. Al Papa ricordano la loro condanna, quella di “essere colpevoli e prigionieri per sempre”. “Avere l’ergastolo – scrivono – è come essere morti, ma sentirsi vivi: è perdere la vita prima ancora di morire”. E “una sofferenza infinita”: la pena dell’ergastolo – aggiungono – “mangia il cuore e a volte anche l’anima”. In carcere si diventa “non viventi”. Una società giusta – scrivono gli ergastolani – non dovrebbe prevedere né la pena di morte né la condanna all’ergastolo. “Non è giustizia far soffrire e togliere la speranza per sempre”. “Il male – si legge nella lettera inviata al Papa – dovrebbe essere sconfitto con il bene e non con altro male”. La pena all’ergastolo rende il presente uguale al passato, “un passato che schiaccia il presente e toglie speranza al futuro”. Per questo, gli ergastolani chiedono una speranza. Quella più grande per chi deve scontare la pena all’ergastolo è un fine pena certo. (A cura di Amedeo Lomonaco)