lunedì 7 maggio 2007

un esempio di genio femminile

Eugenia Roccella Giornalista (editorialista di Avvenire e collaboratrice del Foglio e del Giornale) e saggista, ha una biografia molto particolare: il padre, Franco, è stato tra i fondatori del partito radicale, grande amico di Marco Pannella, e deputato radicale; la madre, Wanda Raheli, è stata un’affermata artista.

Ma Eugenia, figlia unica, con questo ambiente intellettuale radicale è venuta in contatto più tardi, perché ha vissuto l’infanzia in un piccolo paese siciliano, con i nonni e gli zii, a contatto con una cultura “matriarcale” che riconosceva ed esaltava l’autorevolezza femminile, ma solo all’interno dello spaziodomestico: “vedevo che il calore, la capacità e l’enorme forza delle donne non uscivano dai confini del privato”, ha detto in un’intervista. Ed è stata proprio una zia siciliana a farla battezzare, a 5 anni, prima che lasciasse la casa dei nonni per raggiungere i genitori a Roma.

La sua educazione, successivamente, è stata fortemente impregnata di laicismo, e il suo impegno politico in ambito radicale è stato molto precoce: nei primi anni Settanta, giovanissima, è stata leader del Movimento di Liberazione della Donna (Mld), con cui ha condotto tutte le battaglie del movimento femminista di quel periodo storico, dal divorzio all’aborto, dalla violenza contro le donne alle pari opportunità sul lavoro. Campagne politiche condivise con la madre, pure femminista, che esprimeva la sua militanza culturale e politica anche nei quadri che dipingeva. Ma, accanto alla militanza politica, ha sempre coltivato interessi letterari: laureata in Lettere, è dottore di ricerca in italianistica, e si è occupata di letteratura italiana contemporanea, in particolare della narrativa di Raffaele La Capria, e di letteratura femminile. Si è sposata molto giovane, nel ’76, e ha due figli. Sia la sua esperienza di madre che le malattie dei genitori, che le richiesero anni di cura amorosa - nel 1981 Wanda entrò improvvisamente in coma a causa di un aneurisma; si salvò, ma per due anni dovette reimparare i più elementari gesti dell’esistenza, e anche il padre, scomparso nel ’92, si era poi ammalato - la spinsero fuori della politica.
Dopo aver lasciato il Movimento di Liberazione della Donna nel ’77, era entrata infatti nel Partito radicale come membro della segreteria, affiancando Francesco Rutelli, allora segretario nazionale. Scelse anche di ridurre l’impegno professionale, preferendo soluzioni che le permettessero di allevare i figli e di accudire i genitori. In quegli anni ha scritto sceneggiature radiofoniche, e ha lavorato con contratti a termine in Rai; nel ’94 è entrata nel comitato di direzione del bimestrale di cultura politica Ideazione.Nel distacco dall’impegno politico, pur non perdendo i contatti con i movimenti internazionali delle donne, ha avviato un personale bilancio critico dell’esperienza femminista, che l’ha portata su posizioni di difesa della dimensione materna come costitutiva dell’identità femminile e di cautela nei confronti delle trasformazioni che le biotecnologie introducono nella vita quotidiana. Ha quindi sostenuto con interventi pubblici e articoli la scelta astensionista nel referendum sulla legge per la procreazione assistita.
Da quel momento si è impegnata in modo sempre più attivo sui cosiddetti temi “eticamente sensibili”, fondando “Safe”, un comitato per la salute femminile, e schierandosi contro la selezione genetica, l’eutanasia, l’espropriazione tecnoscientifica della maternità.
Ha scritto tra l’altro:
“La letteratura rosa”, Editori riuniti, 1998
“Dopo il femminismo” Ideazione editrice, 2001
“Contro il cristianesimo. L’Onu e l’Unione europea come nuova ideologia”, con L. Scaraffia, Piemme,
2005
“La favola dell’aborto facile. Miti e realtà della pillola Ru486”, con Assuntina Morresi, ed. Franco Angeli 2006
Insieme a Lucetta Scaraffia ha anche curato “Italiane. Dizionario biografico delle donne italiane dall’Unità ad oggi”, edito dalla Presidenza del Consiglio e Dipartimento per le Pari Opportunità nel 2003.