sabato 7 aprile 2007

“Siete la speranza di un mondo più umano”, dice alle donne il predicatore del Papa
Nella sua omelia nella celebrazione della Passione del Signore, presieduta da Benedetto XVI

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 6 aprile 2007 (ZENIT.org).- Vengono chiamate “pie donne” ma sono state autentiche “madri coraggio” quelle che hanno accompagnato Gesù nella sua Passione; proseguono la loro opera molte donne dalle quali dipende la speranza del mondo, ha riconosciuto questo Venerdì Santo di fronte al Papa il predicatore della Casa Pontificia.

Un autentico canto alla virtù della donna: è stata questo l’omelia di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap., pronunciata durante la celebrazione della Passione del Signore, che Benedetto XVI ha presieduto nella Basilica vaticana.

Dando per scontato il ruolo fondamentale della Madre di Gesù al momento della Passione di suo Figlio, il predicatore del Papa ha invitato a concentrarsi sulle donne che hanno accompagnato il Maestro, sfidando il grande pericolo di mostrarsi in pubblico a favore di un condannato a morte.

“Le chiamiamo, con una certa condiscendenza maschile, ‘le pie donne’, ma esse sono ben più che ‘pie donne’, sono altrettante ‘Madri Coraggio’!”, ha affermato padre Cantalamessa; sono le uniche che non si sono scandalizzate di Gesù.

Le “pie donne” sono le prime a vedere il Risorto e a loro è stata affidata la missione di annunciarlo agli apostoli, ha ricordato.

“Perché le donne hanno resistito allo scandalo della croce? Perché gli sono rimaste vicine quando tutto sembrava finito e anche i suoi discepoli più intimi lo avevano abbandonato e stavano organizzando il ritorno a casa?”, ha chiesto padre Cantalamessa.

Per amore; hanno seguito Gesù per Lui stesso, per gratitudine, “non per la speranza di far carriera al suo seguito”; lo seguivano per servirlo; “erano le uniche, dopo Maria la Madre, ad avere assimilato lo spirito del vangelo. Avevano seguito le ragioni del cuore e queste non le avevano ingannate”.

Per questo motivo, il predicatore del Papa ha lanciato un avvertimento: la nostra civiltà “ha bisogno di un cuore perché l’uomo possa sopravvivere in essa, senza disumanizzarsi del tutto”; deve dare “più spazio alle ‘ragioni del cuore’” per evitare un’altra “era glaciale”.

Al giorno d’oggi, si constata una grande avidità di aumentare le conoscenze, ma molto poca di aumentare la capacità di amare, e questo ha la sua spiegazione, ha avvertito il cappuccino: “la conoscenza si traduce automaticamente in potere, l’amore in servizio”.

C’è però bisogno di “un’era del cuore, della compassione”; “da ogni parte emerge l’esigenza di dare più spazio alla donna”: “una volta redenta da lui e ‘liberata’, sul piano umano, da antiche discriminazioni, essa può contribuire a salvare la nostra società da alcuni mali inveterati che la minacciano: violenza, volontà di potenza, aridità spirituale, disprezzo della vita…”, ha proseguito padre Cantalamessa.

Non basta, quindi, “ammirare e onorare”, le “pie donne”: bisogna anche imitarle, ha sottolineato, e lo fanno “le tante donne, religiose e laiche, che stanno oggi a fianco dei poveri, dei malati di AIDS, dei carcerati, dei reietti d’ogni specie della società”.

“Ad esse – credenti o non credenti – Cristo ripete: ‘L’avete fatto a me’”, ha sottolineato.

“Non solo per il ruolo svolto nella passione, ma anche per quello svolto nella risurrezione le pie donne sono di esempio alle donne cristiane di oggi”. La mattina di Pasqua Gesù ha detto loro: “Andate ed annunziate ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”.

“Con queste parole le costituiva prime testimoni della risurrezione, ‘maestre dei maestri’ come le chiama un autore antico”, o “apostola degli apostoli”, ha sottolineato il predicatore del Papa alludendo a Maria Maddalena.

“Donne cristiane – ha chiesto –, continuate a portare ai successori degli apostoli e a noi sacerdoti loro collaboratori il lieto annuncio: ‘Il Maestro è vivo! E’ risorto! Vi precede in Galilea, cioè dovunque andiate!’”.

“Insieme con tutte le donne di buona volontà, voi siete la speranza di un mondo più umano”, ha concluso.